Stroncata dal fiasco alla Scala il 17 febbraio 1904,
la Madama Butterfly di Puccini
conobbe il trionfo poco più tardi, il 28 maggio a Brescia. E proprio a Brescia,
quasi esattamente 115 anni dopo, ossia ieri, sabato 8 giugno, sono andato a
gustarmi una Butterfly. Non al teatro
Grande, bensì in quella meraviglia del Teatro
Mina Mezzadri di Contrada Santa Chiara, una sala con affreschi
settecenteschi sul soffitto. E non una Butterfly
“vera”, ma una sua riduzione, una sua libera rielaborazione concepita da Massimo Conti, Marco Mazzoni e Gina Monaco
per la loro compagnia, la Kinkaleri
di Prato-Firenze.
L’occasione era offerta dalla Festa dell’Opera che ha invaso la Leonessa dall’alba alla
mezzanotte con una miriade di eventi. Lodevole e riuscita iniziativa, capace di
impreziosire ancor più una città-gioiello. La produzione non era nuova, ma tant’è:
il vostro Titolare è un diesel, e quando arriva, arriva. La Kinkaleri aveva già
prodotto I love you Tosca e Nessun dorma, rielaborazioni,
rispettivamente, di Tosca e Turandot, peraltro già sbarcate sia a
Brescia che a Milano e Torino durante le passate edizioni di MiTo Settembre Musica.
Spettacoli per bambini? Sì, ma insomma bisogna
intendersi. Mazzoni, col quale ho
piacevolmente conversato a fine spettacolo, mi ha detto che queste produzioni
sono adatte «dai sei ai 99 anni», un po’ come il Monopoli, che loro le hanno
concepite sì per il pubblico delle scuole (dove continuano a spopolare,
letteralmente), quindi con intenti divulgativi ed educativi, ma che il tipo di
impegno non è affatto diverso da quello che questa compagnia di teatro-danza
profonde in qualsiasi altro spettacolo. E si vede. E si tocca con mano. Assieme
alle due succitate rielaborazioni pucciniane, questa Butterfly appartiene, continua Mazzoni,
«a una trilogia che noi intendiamo
conclusa», nel senso che con la divulgazione “per ragazzini” la Kinkaleri
finisce qui, anche per non farsi etichettare e incasellare un po’ troppo
rigidamente nei confini del teatro didattico.
Ma che tipo di spettacolo è? Taglio corto e giungo al
punto, anche perché questa Butterfly
si trova integralmente su Vimeo (clicca qui), liberamente fruibile. Dirò solo
che la sala del “Mina Mezzadri”, pur contenuta, era piena, sia al primo che al
secondo spettacolo (durata 50 minuti). Pochissimi i bambini in sala, e applausi
scroscianti alla fine. Di didascalico o infantile non c’è nulla. In scena sono presenti due soli attori: Mazzoni, che fa Pinkerton, Sharpless e Suzuki, e la brava YanMei Yang, che canta “live” da soprano nel ruolo del titolo, mentre tutto il resto della musica proviene da basi
registrate.
La delicata, struggente e tragica vicenda di Cio-Cio-San (ragazza giapponese sedotta
e abbandonata da un rozzo yankee, che non le risparmia l’atroce umiliazione di
presentarsi al suo cospetto con la “vera” moglie americana e il devastante
dolore di sottrarle il loro figlioletto per riportarselo in America), è resa
senza sconti. Harakiri finale compreso. Tutto è compatto
e fantasioso, con l’aggiunta di una bambina scelta tra il pubblico per una
piccola parte improvvisata, ma guidata, di messaggera (deve dire a Cio-Cio-San che Pinkerton è finalmente arrivato, sì, ma non è solo...). Manca invece il
coinvolgimento di un bambino nel finale tragico. Sorprendente, illuminante, la soluzione
per le scene, “costruite” con nastro adesivo e una proiezione capace di
trasformare il pavimento del palcoscenico in fondale.
Tutto talmente funzionale, e al contempo rispettoso,
rivelatore, da far sorgere una domanda: ma tutto ciò non potrebbe riversarsi in
un allestimento “vero”? La risposta di Mazzoni è stata, anzitutto, che questa
produzione è ideale per i teatri grandi, come il Grande di Brescia, appunto,
dove peraltro è già stata allestita. Quanto ad adattarsi a essere riversata in un
“vero” allestimento, «siamo stati contattati dal Maggio Fiorentino, col quale
abbiamo ragionato sulla possibilità di fare una Butterfly per ensemble. Ma non se ne è fatto nulla, per lo meno non
ancora…». Parere personale: meriterebbe assai.
(Le foto dell'articolo sono tratte da www.kinkaleri.it, tranne le due foto del Teatro Mina Mezzadri, scattate da Sergio Rizza)