mercoledì 24 aprile 2019

Valtinoni e Madron: i numeri del loro successo




Oggi su Metro ho pubblicato un servizio su Pierangelo Valtinoni, compositore, e Paolo Madron, giornalista-librettista (leggi qui). Ho raccolto il loro sfogo su un punto: all’estero siamo un crac, in Italia non ci danno retta. Be’, per la verità, profeti in patria almeno un poco lo sono: i due vicentini devono molto, per esempio, al Festival Opera Estate di Bassano del Grappa, che negli anni ha messo in scena il loro Pinocchio, La regina delle nevi e Il mago di Oz. Anche il Comunale di Vicenza e l’Orchestra “Verdi” di Milano hanno rappresentato loro opere, ed è successo in entrambi i casi con stessa La regina delle nevi (alla “Verdi” in forma di concerto). L’inizio dell’avventura ebbe luogo sempre a Vicenza, nel 2001, ma nel glorioso teatro Olimpico, che ospitò il primissimo Pinocchio, allora nella versione in un atto solo.



Moltissimo devono, poi, Valtinoni e Madron, al Teatro Regio di Torino, l’unico dei grandi “enti lirici” italiani che abbia fatto una propria produzione di una loro opera. E di grandissimo successo, peraltro. Si tratta del Pinocchio che, con la regia di Luca Valentino, le animazioni dei pupazzi ideate da Claudio Cinelli, i solisti e il Coro di voci bianche del Regio e del Conservatorio “G. Verdi”, i giovani cantanti di Opera Assieme, l’orchestra dell’istituzione diretta dal maestro Giulio Laguzzi, è stato ripreso lo scorso marzo con un successone da tutto esaurito (va in scena a Torino dal 2010/2011).



Stando a quanto mi risulta, il Regio potrebbe proporre, la prossima stagione, anche Il mago di Oz. Si attendono conferme. Per saperlo, bisogna aspettare il 3 giugno, quando sarà presentato il prossimo cartellone.

Intanto vale la pena di vedere da vicino i numeri del successo internazionale della premiata ditta Valtinoni-Madron.



Dai documenti che ho in mano, le cifre («per difetto!», mi ammonisce bonariamente Valtinoni) raccontano che le rappresentazioni delle loro opere sono state centinaia, fino ad ora, per decine e decine di produzioni diverse, e traduzioni in inglese, svedese, tedesco, spagnolo, russo, coreano, e avanti così:

1)    Il Pinocchio ha avuto «almeno» 172 recite, dal 2001 ad oggi, da Vicenza al Daejeon Center in Corea del Sud, da Tulsa in Oklahoma al Petrovski di Mosca, da Lipsia, Amburgo, Monaco di Baviera al Teatro della Zarzuela di Madrid, dalla Komische Oper di Berlino (che ospitò nel 2006 la “prima” di Pinocchio nell’attuale e definitiva versione in due atti) allo Shatin Town Auditorium di Hong Kong;

2)     La regina delle nevi, da Andersen, ha avuto almeno 74 rappresentazioni, dalla Komische Oper di Berlino dove fu “creata” ad Amburgo, Dreda, Tulsa;

3) Il mago di Oz, dopo il debutto alla Opernhaus di Zurigo, di rappresentazioni ne ha avute almeno 60, e anche qui vai con Berlino, Erfurt, Bassano (e Pordenone).

Insomma, niente male come successo, no? Buona Liberazione a tutti voi. Ci risentiamo presto, con qualche altra novità sulle opere per bambini che ho in canna ma che non posso ancora sparare.





venerdì 19 aprile 2019

E' il momento di Pinocchio: Arcà, Valtinoni-Madron, Ronchetti, Furlani (con Elio)





Il Pinocchio di Collodi è sempre sulla cresta dell'onda. Sennò che best seller sarebbe? Di recente, per il wanderersite.com (leggi qui), ho intervistato Paolo Arcà (foto sopra): romano, 59 anni, già direttore artistico della Scala (attualmente lo è della milanese Società del Quartetto), Arcà è tornato alla sua originaria vocazione, quella di compositore, scrivendo un "Ciao Pinocchio" su commissione del Petruzzelli di Bari: andrà in scena per quasi trenta repliche da metà maggio.




In questi stessi giorni, il Corriere della Sera si occupa massicciamente dello stesso argomento: segno che il teatro musicale per bambini è fenomeno rilevante e meritevole di attenzione anche secondo il maggior quotidiano italiano. Giuseppina Manin, sul numero del 10 aprile (vedi foto sopra), dà conto, anche lei, dell'opera di Arcà vicina al debutto. La Manin approfitta dell'occasione per citare, assai opportunamente, anche il Pinocchio di Valtinoni-Madron nell'allestimento del Regio di Torino (lo ha ripreso poche settimane fa con uno strepitoso successo: si tratta, del resto, di un autentico crac mondiale, da anni), quello di Lucia Ronchetti dell'Opera di Roma e quello cinematografico di Garrone-Benigni.





Ieri, venerdì 19, invece, il Corriere, ancora una volta negli Spettacoli nazionali, ha pubblicato una recensione di Enrico Girardi (vedi sopra) del Pinocchio interpretato dalla voce recitante di Elio e con l'orchestra "Verdi" di Milano. Non teatro musicale nel senso stretto. Ad ogni modo, musica di Paolo Furlani, definito da Girardi "il re indiscusso della musica per l'infanzia". Molto interessante ciò che, su un numero di qualche anno fa di Cose di Musica, Furlani disse ad Andrea Oddone Martin che lo intervistava: "Le opere per i ragazzi pare che siano rimaste l'unico 'terreno' in cui i teatri, i grandi teatri, hanno ancora il coraggio di impegnarsi in nuove commissioni. Questo dà un po' la misura della mancanza di coraggio che segna il nostro tempo, a dispetto delle epoche precedenti, nell'investire sugli intellettuali contemporanei. La nuove produzioni sono rarissime e paradossalmente vengono spesso premiate dalla critica e accompagnate da un discreto successo di pubblico. Poi però, come se niente fosse, si torna alla routine del più vieto repertorio operistico, ma...necessariamente con una bella regia ultramoderna!".

C'è di che meditare...

giovedì 18 aprile 2019

Pioggia di Elisir per bambini. E poi quello "popolare" di Fabio Cherstich a Palermo. Bilancio di una stagione




In questa stagione, la 2018/2019, c’è stata un’autentica abboffata di donizettiani Elisir d’amore per bambini o comunque divulgativi (foto sopra Franco Lannino/Teatro Massimo di Palermo). Sembra che si siano messi tutti d’accordo.

Dell’Elisir al Teatro alla Scala, “Grandi spettacoli per i piccoli”, ho già scritto su questo blog a fine dicembre, dunque non mi ripeterò (vedi anche la mia intervista per Metro al sovrintendente Alexander Pereira, leggi qui). 





Non mi ripeterò nemmeno sull’Elisir nelle sue diverse versioni (vedi foto sopra: Una fabbrica di idee, I tuoi baci sono un filtro etc etc) messe in campo da Opera Education di Aslico (parlo dell’intervista per Metro a Barbara Minghetti, leggi qui, e del pezzo ultimo scorso sul presente blog). Vorrei solo fare un sintetico elenco di altre prove:

1)   Il Teatro Regio di Torino ha programmato, attorno all’Elisir “dei grandi” andato in scena a novembre 2018, un Elisir per i più piccoli con l’adattamento del famoso giornalista Vittorio Sabadin. Dopo la versione per adolescenti, L’Elisir d’amore raccontato ai ragazzi, va ora in scena, al Piccolo Regio Puccini, dall’11 maggio prossimo, Dolceamaro e la pozione magica, per i bambini dai 3 ai 6 anni. Biglietti? Tutti esauriti.





2)   Nello scorso mese di marzo, Angelo Gabrielli, arcinoto agente della Stage Door (vedi le due foto sopra, con gli allievi di canto nella Casa Museo "Luciano Pavarotti" e durante le prove con i bambini) e instancabile divulgatore, ha messo in scena un Elisir che ha coinvolto 1300 studenti di elementari e medie di Modena, Sestola, Fanano, Carpi, Acquaria, Bomporto, Fossoli. Un progetto locale, certo (gli spettacoli si sono tenuti al Teatro Comunale di Modena e a quello di Carpi), ma merita una forte segnalazione per i numeri crescenti e l’ormai assodato radicamento, visto che segue La Cenerentola e il Barbiere di Siviglia delle passate stagioni. Solisti, dei debuttanti preparati in una masterclass curata da Gabrielli e da Valeria Esposito. Coristi sul palcoscenico, i bambini delle scuole debitamente preparati. Orchestra, la “Senzaspine” di Bologna, sul podio lo stesso Gabrielli alternatosi con Mirca Rosciani, allestimento di Davide Garattini Raimondi. In collaborazione con Appennino InCanto.



3)   A inizio stagione, settembre 2018, risale invece l’Elisir di Danisinni, ossia della versione (ridotta da Alberto Maniaci) del capolavoro donizettiano ambientata nello storico, popolare quartiere palermitano da Fabio Cherstich, il regista di OperaCamion, specializzato, meritoriamente, nel portare l’Opera ovunque, specie al pubblico “non privilegiato”. Credo che le foto che qui posto (di Fabio Lannino), e per le quali ringrazio il Teatro Massimo di Palermo, fautore dell’originale allestimento, parlino da sole. Per questo primo progetto di OperaCity, da ricordare quello che gli organizzatori hanno definito un elemento fondamentale, ossia il coro costituto dagli abitanti del quartiere istruiti da Manlio Messina.





Fabio Cherstich, da me interpellato tempo fa, mi ha detto: «Dall’esperienza di Operacamion ho imparato che il pubblico è molto ben disposto e curioso rispetto all’opera, un genere che possiamo intendere come una possibile forma di intrattenimento culturale di massa nel vero senso della parola capace di far tornare l’opera alle sue radici (almeno per il New York Times)». Obiettivo primario «mio e dei teatri che mi sostengono, non è sicuramente la creazione di nuovi abbonati ma il raggiungimento di un nuovo pubblico, eterogeneo e non elitario che ha dimostrato un calore e un interesse sempre crescenti».

giovedì 11 aprile 2019

L'Elisir d'amore per adolescenti: Opera it di Aslico


Questa mattina, all’auditorium di Piazza della Libertà a Bergamo, ho assistito all’Elisir d’amore donizettiano rivisitato e adattato da Opera Education di Aslico apposta per il pubblico delle scuole (www.operait.org). Lo spettacolo, L’elisir d’amore. I tuoi baci sono un filtro, è durato un’ora. Il pubblico era composto da diverse classi (un centinaio di alunni, all’incirca) provenienti da diversi istituti. Gli alunni che hanno assistito meramente come pubblico “passivo” venivano dalla bergamasca, dall’Istituto onnicomprensivo Bolgare, e appartenevano a classi dalla seconda media alla seconda superiore; gli alunni, invece, che hanno anche partecipato, sia sul palcoscenico che tra il pubblico, erano ragazze e ragazzi di terza e quarta superiore, del “Sereni” di Luino, un liceo delle scienze umane.



È stato uno spettacolo trascinante, fantasioso, mosso, forte del sostegno musicale garantito da Giorgio Martano, impeccabile al pianoforte, e da cantanti giovani ma sicuri, come Paola Leoci (Adina), Cristiano Amici (Nemorino), Gabriel Alexander Wernick (Belcore) e Lucas Moreira Cardoso (Dulcamara). Giannetta era l’attrice Alice Bignone. Uno spettacolo, mi è venuto da pensare, vero, piuttosto che una recita banalmente “scolastica”. Avrebbe quasi quasi meritato uno sbigliettamento. Le reazioni? I ragazzi all’inizio sembravano tiepidi: ma con la “Furtiva lagrima” si sono sciolti in un lungo applauso, e alla fine dello spettacolo volavano fischi come a un concerto rock.



Il format di Opera it è quello che si rivolge alla fascia degli adolescenti, «l’età più difficile», mi aveva detto, in una recente intervista per Metro, Barbara Minghetti, che dell’Aslico è la storica testa pensante e dirigente. Il regista Davide Marranchelli conferma: «È una trincea…ma se oggi ci hanno seguiti, per affetto e curiosità, anche nove ragazzi della quarta classe del Liceo Ciceri che già avevano recitato nelle recite di Como, vuol dire che la cosa “prende”».



Marranchelli ha 37 anni, è di Cantù, ha studiato alla “Paolo Grassi” di Milano, per Opera it ha già fatto Barbiere e Carmen, e racconta che rimase folgorato dall’Opera «quando avevo 25 anni: facevo il figurante al Sociale di Como per una Sonnambula, e vedevo cantare di fianco a me Jessica Pratt, mi sembrò un sogno».

E un sogno è la regia di questo Elisir: tutto è amore, tutti sono matti per amore: e malati. L’ambientazione è in una clinica. Tra i pazienti ci sono Nemorino, Adina, Dulcamara. Belcore e Giannetta sono sì, rispettivamente, dottore e infermiera, ma finiranno contagiati essi stessi dalla “malattia”: il primo credendosi sergente, la seconda lanciandosi in mosse seduttive... I ragazzi e le ragazze fanno le comparse sulla scena, si muovono con disinvoltura, poi un nutrito altro gruppo si muove in platea, coinvolgendo il pubblico. Alla fine, Marranchelli è entusiasta: «Non abbiamo lavorato molto ore insieme, eppure hanno capito tutto, non hanno sbagliato niente». Conferma un ragazzo, l’unico maschio a recitare tra tante ragazze: «Alle prove, a scuola, mi sembrava tutto oscuro, poi sulla scena tutto è stato chiaro».

Con Bergamo, dopo aver toccato Como (Teatro Sociale) e Milano (Teatro Franco Parenti), Opera it per quest’anno ha concluso il suo viaggio. Una bella soddisfazione per Martina Beria, project manager di Opera Education, che però lamenta: «L’alternanza scuola-lavoro è stata dimezzata, per numero di ore, alle superiori. Eppure rientra tra le prove della maturità…».