venerdì 19 aprile 2019

E' il momento di Pinocchio: Arcà, Valtinoni-Madron, Ronchetti, Furlani (con Elio)





Il Pinocchio di Collodi è sempre sulla cresta dell'onda. Sennò che best seller sarebbe? Di recente, per il wanderersite.com (leggi qui), ho intervistato Paolo Arcà (foto sopra): romano, 59 anni, già direttore artistico della Scala (attualmente lo è della milanese Società del Quartetto), Arcà è tornato alla sua originaria vocazione, quella di compositore, scrivendo un "Ciao Pinocchio" su commissione del Petruzzelli di Bari: andrà in scena per quasi trenta repliche da metà maggio.




In questi stessi giorni, il Corriere della Sera si occupa massicciamente dello stesso argomento: segno che il teatro musicale per bambini è fenomeno rilevante e meritevole di attenzione anche secondo il maggior quotidiano italiano. Giuseppina Manin, sul numero del 10 aprile (vedi foto sopra), dà conto, anche lei, dell'opera di Arcà vicina al debutto. La Manin approfitta dell'occasione per citare, assai opportunamente, anche il Pinocchio di Valtinoni-Madron nell'allestimento del Regio di Torino (lo ha ripreso poche settimane fa con uno strepitoso successo: si tratta, del resto, di un autentico crac mondiale, da anni), quello di Lucia Ronchetti dell'Opera di Roma e quello cinematografico di Garrone-Benigni.





Ieri, venerdì 19, invece, il Corriere, ancora una volta negli Spettacoli nazionali, ha pubblicato una recensione di Enrico Girardi (vedi sopra) del Pinocchio interpretato dalla voce recitante di Elio e con l'orchestra "Verdi" di Milano. Non teatro musicale nel senso stretto. Ad ogni modo, musica di Paolo Furlani, definito da Girardi "il re indiscusso della musica per l'infanzia". Molto interessante ciò che, su un numero di qualche anno fa di Cose di Musica, Furlani disse ad Andrea Oddone Martin che lo intervistava: "Le opere per i ragazzi pare che siano rimaste l'unico 'terreno' in cui i teatri, i grandi teatri, hanno ancora il coraggio di impegnarsi in nuove commissioni. Questo dà un po' la misura della mancanza di coraggio che segna il nostro tempo, a dispetto delle epoche precedenti, nell'investire sugli intellettuali contemporanei. La nuove produzioni sono rarissime e paradossalmente vengono spesso premiate dalla critica e accompagnate da un discreto successo di pubblico. Poi però, come se niente fosse, si torna alla routine del più vieto repertorio operistico, ma...necessariamente con una bella regia ultramoderna!".

C'è di che meditare...

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