lunedì 17 dicembre 2018

Le grane del Festival Verdi



Ho intervistato, su Metro (leggi qui), Anna Maria Meo, direttore generale del Teatro Regio di Parma. Il Festival Verdi, a edizione 2019 già annunciata, rischia un ridimensionamento: dal Fus sono arrivati 600 mila euro in meno del previsto, la sentenza del Tar (cui il Regio si è rivolto) arriverà solo il prossimo 14 maggio, quando sarà oggettivamente tardi per una macchina già in moto, si lavora pancia a terra per colmare il gap, e via sacramentando.

L'intervista contiene tecnicismi, forse è un po' lunga, ma può essere interessante, credo, un punto di vista ravvicinato di un organizzatore musicale sulla famigerata questione del 5%, il limite all'incremento dei finanziamenti del Fus, introdotto dal decreto del 30 settembre 2016 (e da successiva decisione ministeriale nel febbraio 2018) a modificare il decreto del 1° luglio 2014, che ha suscitato la protesta, tra gli altri, e da me già segnalata in un precedente post, di Elio De Capitani dell'Elfo di Milano. Ne cito, qui, volentieri, una frase, tratta dal suo saggio Il pubblico ha sempre ragione?, pubblicato da Istituto Bruno Leoni Libri: "E' evidente che non può stare in piedi un finanziamento pubblico all'arte dove un cubo di marmo scolpito da me e uno scolpito da Michelangelo Buonarroti vengano giudicati identici dal punto di vista artistico a parità di peso e di volume. Peggio ancora se una mia scultura di pochi grammi più pesante di quella di Michelangelo entri in una classe di finanziamento superiore finanziata il 30% o il 50% in più...".



Sia la Meo che De Capitani indicano nel 5% il punto massimo di iniquità nella redistribuzione delle risorse dello spettacolo. Entrambi auspicano che gli effetti dell'applicazione di questo "numerino" vengano almeno parzialmente corretti dall'iniezione di risorse aggiuntive.

Si aspetta, a questo punto, che il Mibact di Bonisoli batta un colpo...



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